La presunta sindrome di alienazione genitoriale (PAS)

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L'Italia degli Ayatollah

De hominum imperium mulieribus et pueris dialogus

Narrano le cronache dell'epoca di un sovvertimento sociale che attraversò la penisola. I figli non potevano osare di ribellarsi ai padri; se lo facevano venivano incolpate le madri di avergli fatto il lavaggio del cervello. Le punizioni erano severissime e comminate da una novella Inquisizione (CTU, Servizi Sociali e Tribunali dei Minori). Le notizie a noi giunte di quel periodo di terrore per le madri e i loro figli sono scarse e frammentarie; alcuni di questi racconti che si sono tramandati per via orale hanno il sapore del mito e della leggenda. Stenteremmo a crederci, oggi che ogni discriminazione è stata eliminata dalla società, oggi che i bambini hanno diritto di parola e di voto.

Questo fa comprendere la straordinaria importanza di questo documento rinvenuto in un polveroso mercatino di antiquariato romano.

Si tratta di un dialogo fra tre persone; i loro nomi sono Al'Adìa, Lucilio e Simplicius. Non sappiamo se si tratta di persone realmente esistite o sono nomi di fantasia; non sappiamo nemmeno se questo dialogo ha realmente avuto luogo. I nostri ricercatori non sono ancora in grado di confermarcelo. È certo che il documento è autentico e la sua datazione lo colloca tra l'anno 2000 e il 2020, risale quindi a ben 500 anni fa. Siamo riusciti a ottenere l'autorizzazione della Soprintendenza a pubblicare una copia del frammento che è meglio conservato.




Quando si cerca di scrivere un’inchiesta sorgono mille dubbi. Si cominciano a snocciolare dati, numeri, circostanze, circolari, lettere. In questo libro un solo termine ha annullato tutto il resto: “comprendere”. Un parola gravida di difficoltà ma anche di speranze.
Speranze di bambini che vogliono riabbracciare i propri genitori ma che la giustizia terrena, secondo logiche spesso immotivate e prive di scientificità sia legale che medica, sottrae al loro ambiente naturale per poterli garantire, tutelare...da chi o da cosa?
Un viaggio nell’Italia dei figli di nessuno che parte dall’ascolto di una straziante telefonata tra una mamma, Federica Puma, e la figlia di sette anni, alla scoperta di casi assurdi, paradossali e surreali risultato di inefficienze burocratiche e professionali, vuoti legislativi, segni scambiati per sintomi e dove tutti perdono. Soprattutto i bambini.
Neanche alla Franzoni tolsero il figlio dopo l’omicidio, neanche alle carcerate allontanano i figli, neanche nei documentari sugli animali si assiste ad una cosa simile



La Presunta Sindrome di Alienazione Genitoriale (PAS), così la definisce la American Psychological Association, è un costrutto pseudo-scientifico che negli Stati Uniti è stato utilizzato fin dal 1985 nelle cause di divorzio con in gioco l'affidamento dei figli. Laddove si presenti una situazione conflittuale in cui il minore denunci uno dei genitori (generalmente il padre) per abusi e violenze, i sostenitori della PAS ricorrono a questa teoria per ribaltare le accuse. La PAS, infatti, negando la realtà dell'alta incidenza di violenza domestica maschile, riconduce le accuse e il disagio sofferto dal minore ad un vero e proprio lavaggio del cervello programmato dalla madre per screditare l'altro genitore ed ottenere la custodia esclusiva.
L'effetto intimidatorio che produce la sola menzione della PAS nella giustizia fa sì che alcuni professionisti la utilizzino per ricolvere le controversie legate all'affidamenti, mettendo a tacere la voce di molte donne, bambini e bambine. La comparsa della PAS in qualsiasi conflitto giudiziario riconduce ogni accusa all'alienazione paterna e trasforma automaticamente le vittime in carnefici.
Le autrici, avvalendosi di un'ampia documentazione scientifica, svelano la realtà di questa infondata sindrome denunciando la violazione dei diritti umani che comporta la sua applicazione nei tribunali e restituendo alle madri ed ai minori la credibilità delle proprie legittime accuse.

Sonia Vaccaro è Psicologa Clinica specializzata in vittimologia e violenze di genere. Ha publicato numerosi articoli e realizzato conferenze e seminari in America Latina, Europa e Africa. Attualmente vive in Spagna, dove lavora per la Commissione di indagine sui maltrattamenti alle donne.
Consuelo Barea vive a Barcellona, dove lavora come psicoterapeuta. A partire dal 1985 si è specializzata nella prevenzione della violenza di genere. Dal 2002 è docente universitaria nell'Università di Barcellona.

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